Io parlo del Cammino perché Lui ha parlato a me. Sia chiaro
non sto professando una credenza animista dove le cose o gli spiriti evocano
riflessioni. Non abbiamo intrapreso il cammino per motivazioni spirituali,
ritrovarci nel grande tutto, cogliere il nesso di noi stessi.
Pur rispettando chi si è messo sulla strada per questa ragione,
o per cercare il silenzio, o per cercare l’amore o per dimenticarlo o per
traking, per celia o per non morir, pur provando un profondo rispetto per
costoro, che sarebbe negare il Cammino non averlo e sarei un bugiardo e un
ipocrita, non ci siamo avviati come spirigrini o turigrini.
Ma come pellegrini:
devotionis causa.
Per ringraziare e chiedere perdono e rinnovato aiuto. Ecco perché.
Quindi non sono le pietre o la terra o le piante a parlarmi.
Ma il Creatore, Dio, quel Dio che ha conquistato San Giacomo e che ha sospinto
su quelle stesse pietre per centinaia di anni, sin dalla prima della fine del
primo millennio, persone che Lo cercavano attraverso l’omaggio offerto alle
spoglie di uno di quei Boanerghes, figli del tuono, che con Suo figlio avevano
camminato per altre strade.
Quindi quando dico che il cammino mi ha ispirato, intendo
dire che per mezzo dell’andare e dell’andare su quelle strade, sono riuscito ad
ascoltare ciò che Dio non smette incessantemente di dirmi e che altrove non ho
l’accortezza di
ascoltare. Perché
questa è la regola numero uno: il cammino ti parla, e parla a tutti e per
qualunque ragione tu abbia deciso di andare a percorrerlo che Dio non fa
differenze, non abbandona pecore sperdute, se tu lo vuoi stare a sentire, se
quieti la tua voce che ti urla dentro e leggi ciò che ti circonda: leggi la
fatica che ti squarcia le spalle prima dei muscoli, leggi il caldo, il freddo,
la tormenta; leggi le persone che incontri, tutte latrici di un messaggio per
te se lo vuoi cogliere.
Il cammino parla, ma tu hai voglia di ascoltarlo?
Questo me lo porto a casa di sicuro, questa lezione qui,
quella di ascoltare. Sette giorni sono pochi sul cammino, ho incontrato persone
che stavano arrivando a Santiago da Saint Jean Pied de Port, l’inizio ufficiale
della via francese, 800 km fatti in 28 giorni. Sette giorni sono pochi, ma sono
sufficienti per imparare ad ascoltare, e per far mettere radici, fragili,
tenere, da proteggere, dentro di te a questa abitudine che ti fa guardare
sempre oltre la superficie, che ti attiva dentro uno scanner sintonizzato sullo
Spirito, per capire cosa c’è dietro la superficie in quello che ti sta
accadendo.
E là mentre cammini lo capisci subito.
Prendi la fatica. La prima sera, dopo aver fatto 26
chilometri su per il monte della Cruz de Hierro, luogo mistico di cui parlerò
poi, ed essere sceso già a picco dal punto più alto del percorso, quel Colle
delle antenne che arriva poco dopo la Cruz e ti sbatte giù fino a Ponferrada
con 1200 metri di dislivello che le cosce urlano ancora adesso, quella prima
sera lì arrivati alla nostra meta –sì, travolto dalla follia del milanese
imbruttito avevo prenotato un po’ di habitaciones qua e là- quella Molinaseca che sembrava non
arrivare mai dentro al bosco di primavera, attraversato il ponte romano, abbiamo
trascinato i passi fino alla nostra destinazione con dolori che non
immaginavamo neanche di poter provare.
E il giorno dopo con la tappa più lunga
e dura, per noi, che ci ha portato a Villafranca del Bierzo, 32 km avanti,
abbiamo smosso le gambe giù per la discesa che porta a Plaza mayor solo per scommessa,
con dolori tali che non riuscivamo ad alzarci dal letto per andare a cena
–eppure la mattina dopo eravamo del tutto riposati, miracolo del Cammino- pieni
di dolori sì, ma felici come bambini, felici di avercela fatta, di aver
superato le difficoltà, di aver battuto lo sconforto, annientato le sofferenze
ed esserci lì, in quella piazza, in quel posto.
Felici.
Quante volte abbiamo
provato un senso così profondo di gioia? Quante volte nella vita ci capita di
lottare fino all’ultimo gardino per poter aprire la porta della nostra meta e
dire: sì, io proprio io ce l’ho fatta e con la mia volontà, con la mia fatica?
Quante volte ci fermiamo prima? Anche questo è un regalo del cammino
Ecco qui tutte le tappe fino ad ora pubblicate
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